Roberto Bombarda - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||||||||||||||
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Trento, 13 gennaio 2007 Nel libro «I signori del clima», Tim Flannery pubblica un elenco/inventario delle azioni per contrastare il mutamento climatico, nel quale ad ogni azione corrisponde un effetto. All’azione «Scrivere ad un politico a proposito del mutamento climatico» corrisponde l’effetto «Può cambiare il mondo». Non so se parlare per la prima volta in Consiglio provinciale dei cambiamenti climatici e dei loro effetti abbia potuto contribuire a cambiare il mondo, ma spero che possa almeno in piccola parte contribuire a migliorare il Trentino. Le temperature di questo inverno, almeno fino ad ora, rimarranno negli annali come tra le più miti a memoria d’uomo. Si tratta peraltro di un fenomeno che potrebbe ripresentarsi anche in futuro, come ricaduta locale dell’aumento generalizzato delle temperature della Terra a causa dei cambiamenti climatici in corso. Ormai tutto il mondo scientifico concorda sul fatto che il clima della Terra sta cambiando. L’anidride carbonica, uno dei maggiori responsabili dell’effetto serra, è aumentata infatti in questi ultimi due secoli come mai aveva fatto nel corso di centinaia di migliaia di anni. I governi e le istituzioni mondiali stanno tentando di mettere un freno ai mutamenti che hanno già manifestato gravi danni al pianeta ma che potrebbero avere effetti ancor più devastanti per le comunità umane. È di poche settimane fa la presentazione al governo Blair del rapporto curato dal prestigioso economista Nicholas Stern (già capo economista della Banca Mondiale) e denominato «The economics of climate change»: secondo questo rapporto saranno necessari tra il 5 ed il 20% del Pil mondiale per riparare i danni che si manifesteranno nel 2100, quando la temperatura della Terra potrebbe essere mediamente più calda di cinque gradi rispetto ad oggi. Il Rapporto Stern individua anche una serie di azioni e di interventi per mitigare le conseguenze, azioni ed interventi che il Governo Blair sta già avviando. Ma quali riflessi potrebbero avere i cambiamenti climatici in una regione di montagna, che vive sul turismo, sull’agricoltura, sulle risorse idriche dei ghiacciai e dei corsi d’acqua? È una domanda che, con le strane temperature degli ultimi mesi dovrebbero iniziare a porsi tutte le regioni di montagna. Ed in realtà qualcuno si è già mosso per tempo. Con lo studio «Cambiamenti climatici in Val d’Aosta: opportunità e strategie di risposta» il presidente della Regione autonoma Val d’Aosta, Luciano Caveri, ha voluto conoscere dalla Società Meteorologica Subalpina di Torino quali potrebbero essere gli scenari futuri. Per capire, nel limite del possibile, dove andremo a finire e per decidere sui diversi temi: quale turismo, quale agricoltura, quale politica energetica. Lo studio valdostano individua tutte le possibili conseguenze. Ad esempio, ricorda come diventi inopportuno investire in impianti sciistici a quote troppo basse, dove a causa delle temperature e delle scarse risorse idriche potrebbe diventare insostenibile anche la realizzazione di impianti di innevamento programmato. «Che cosa fare?», si chiedono gli autori. La prima fase di risposta è quella dell’informazione, seguita da quella dell’azione, tramite proposte di leggi o attuazione di processi volti a mettere in pratica quanto recepito da parte della cittadinanza. «Il problema del cambiamento climatico e della conseguente riduzione di emissioni di gas climalteranti pone un’enorme sfida all’attuale assetto economico della società umana», conclude lo studio, ricordando che «è assolutamente indispensabile iniziare questo e di valorizzare le eventuali conseguenze positive; e programmare una campagna di informazione rivolta a tutti i cittadini riguardo il tema dei cambiamenti climatici, proponendo e divulgando le «buone pratiche» che ciascuno può attuare per ridurre la propria produzione di anidride carbonica, la propria impronta ecologica ed il proprio contributo al riscaldamento della Terra. Come cittadino e come glaciologo posso solo sperare che nevichi molto. Ma so che difficilmente nei prossimi decenni questo potrà accadere. E come pubblico amministratore devo prendere atto di questo fenomeno e cercare di individuare delle risposte adeguate. È forse il caso che ci muoviamo anche noi un po’ di più di quanto abbiamo fatto fino ad ora rispetto a questi temi? Roberto Bombarda |
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